Blade Runner

Titolo originale:  Blade Runner

Nazione:  Usa

Anno:  1982

Genere:  Fantascienza/Azione

Durata:  124′

Regia:  Ridley Scott

Cast:  Harrison Ford, Rutger Hauer, Sean Young, Edward James Olmos, M. Emmet Walsh, Daryl Hannah, William Sanderson, Brion James

Produzione:  Micahel Deeley, Micahel Deeley, Hampton Fancher, Brian Kelly, Jerry Perenchio, Ivor Powell, Ridley Scott, Bud Yorkin

Distribuzione:  Warner Bros

Blade Runer

Sono state immaginate città future, molto prima che venissero realizzate, sono state create condizioni di vita virtuali dove gli uomini vivono in città ipertecnologiche, come in Blade Runner, dove gli edifici-schermo proiettano nello spazio suoni e immagini: siamo nel 1982, lontani dal progresso tecnologico odierno che ci consente di attuare con maggiore facilità queste soluzioni progettuali. Blade Runner è stato il capofila di un genere che aveva, nella rappresentazione delle città hi-tech, la sua forza narrativa: 1997 – Fuga da New York, Dredd – La legge sono io, Matrix, hanno raccontato scenari possibili, sono stati anticipatori verso l’uso di nuove tecnologie e verso nuove idee di città. Ma Blade Runner è stato il film che meglio di altri ha saputo raccogliere le nuove tendenze della scienza, della tecnologia e della stessa architettura, immaginando una città artificiale abitata da replicanti, uomini-macchina nella Los Angeles del XXI secolo che si muovono nello spazio fisico a bordo di macchine volanti, dove la vita si svolge sempre con luci artificiali in una dimensione non umana, a-temporale.

L’architettura cui Blade runner fa riferimento è, in primo luogo, quella espressionista, sull’esempio dell’ineludibile Metropolis. L’architettura espressionista si allontanò dal razionale e dal puro dato funzionale, privilegiando la sfera emotiva e irrazionale; loro obiettivo fu quello di comunicare la sensazione di un andamento plastico libero, astratto e monumentale. Il loro linguaggio si fondava su elementi simbolici sviluppando forme biomorfiche e geomorfiche.Dominante è, dunque, la componente fantastica che trova il suo più significativo interprete in Antoni Gaudì y Cornet (1852-1926), da considerare, nelle sue ultime opere, il massimo esponente dell’Espressionismo. Accanto ai lavori del Vignola a Caprarola e al Bosco Sacro di Bomarzo, è da collocare come riferimento primario, per Gaudì e l’architettura espressionista, Giovan Battista Piranesi (1720-1778), sì che è possibile istituire una sorta di percorso continuo tra Piranesi e le scenografie di Blade runner, come sembra attestare, per alcuni aspetti, il paesaggio popolato di pinnacoli che si innalzano verso il cielo a testimoniare un segnale di vita (le piante e le fiamme nella parte alta).

I paesaggi che popolano le incisioni di Piranesi, nella loro commistione di classicità e invenzione fantastica hanno influenzato l’Espressionismo sia da un punto di vista ideologico, che da un punto di vista più squisitamente visivo. Tra gli elementi più vistosi gli edifici costruiti su memoria delle piramidi, che architetti come Gaudì trasformarono in fantastiche costruzioni svettanti verso il cielo ma sulle cui superfici, a differenza del modello, l’architetto spagnolo apponeva decorazioni, incisioni e suggestivi disegni, come nella Biblioteca dell’Università di Città del Messico.  Altro elemento degno di nota è la percezione dello spazio visto attraverso un arco, come fosse un pertugio aperto su un altro mondo: l’arco che ha la forma rotonda dell’occhio e la profondità del cunicolo che, in qualche caso, difende dal male esterno e, in altri casi, sembra portare direttamente all’inferno.

La presenza delle incisioni di Piranesi sembra essere presente anche negli elementi decorativi degli interni di Blade runner: si tratta di decorazioni derivate dagli edifici classici (egiziani, greci, romani, rinascimentali), che vennero spesso utilizzate nell’architettura espressionista, in risposta alla scelta programmatica di mescolare elementi decorativi del mondo classico con invenzioni  futuriste. La matrice ideologica di fondo dell’espressionismo rimane sempre profondamente drammatica. Quando l’artista espressionista vuol guardare dentro di sé trova l’angoscia, dentro gli altri trova la bruttura mascherata dall’ipocrisia borghese. E per rappresentare tutto ciò, l’artista espressionista non esita a ricorre ad immagini «brutte» e sgradevoli. Anzi, con l’espressionismo il «brutto» diviene una vera e propria categoria estetica, cosa mai prima avvenuta con tanta enfasi nella storia dell’arte occidentale. (VEDI Il volto deformato).

L’influenza della pittura espressionista in Blade runner è articolata e complessa: e non sempre i rimandi sono di natura visiva. Le categorie in cui tali elementi possono essere inseriti sono, in realtà almeno tre:

1.derivazione dell’immagine nella sua pura forma esterna

2.derivazione dell’immagine  e del suo significato simbolico

3.derivazione dell’alchimìa complessiva degli elementi

4.derivazione di temi e ipostasi in forme originali

1.derivazione dell’immagine nella sua pura forma esternaSono esempio di questa derivazione i volti dei personaggi, come nel caso dell’autoritratto di Munch e del volto di Roy, interpretato dall’attore Rutger Hauer: entrambi allungati, dai capelli chiari, assolutamente “ariani”, malinconici, cupi. A lato dei puri tratti somatici è da collocare la posizione del corpo e la gestualità, come nel caso del ritratto di Sylvia von Harden di Otto Dix e l’immagine di Racheel, interpretata da Sean Young, entrambe riprese in algido distacco e avvolte nel fumo della sigaretta. O, ancora, la bionda giovane chioma spettinata della Donna seduta con gambe tirate su di Schiele che torna nell’immagine, ugualmente fragile di Pris,  interpretata da Darryl Hannah.

2.derivazione dell’immagine  e del suo significato simbolico   Al volto normale è da affiancare il volto deformato, dove il soma è segnale di corruzione, di sofferenza, di alterazione di equilibri rasserenanti, come nel caso del volto di Francio Bacon e del personaggio del film.

3.derivazione dell’alchimìa complessiva  degli elementi   E’ il  caso di dipinti come Sera su Karl Joahn di Egon Schiele e del gruppo di uomini in cilindro del film, dove si replica il taglio dell’inquadratura in piano americano, il gruppo di figure umane e il loro abbigliamento. A questa categoria appartengono anche gli scenari e i disegni dello Storyboard fitto di macchine, paesaggi meccanicizzati e figure di varia natura in movimento: alchimie derivate da quelle gallerie di immagini espressioniste più strettamente legate al futurismo.

4.derivazione di temi e ipostasi in forme originali A questa categoria appartengono l’inserimento di elementi come l’occhio, punto nevralgico di partenza di ogni indagine espressionista: l’occhio dell’anima, l’occhio della mente, l’occhio del cuore che indagano per giungere all’eidos delle cose. Questo occhio prende forma nella Voight Kampff  Machine, cui niente sfugge: strumento ossessivo di conoscenza e, dunque, di potere. E che l’occhio sia elemento primario della narrazione di Blade runner lo attestano anche manifesti dominati dall’occhio onnipresente della macchina. Memoria, quest’ultima, contaminata anche dalla memoria di Gorge Orwell e di 1984: un autore e un romanzo che, dall’espressionismo, trasse fonte d’ispirazione tematica e visiva.

Voight Kampff  Machine
Questa incredibile macchina consente di identificare i replicanti  attraverso   l’analisi dell’iride. Il suo braccio meccanico si apre e centra automaticamente la pupilla della persona  sottoposta al test. Analizzando le contrazioni e le dilatazioni dell’iride può rivelare se la persona mente.

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