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Lo Studio Ghibli, rappresenta la vera fabbrica dei sogni delle giovani generazioni.

La magia , unica e incontrastata, che investe lo spettatore mentre guarda un film dello studio d’animazione giapponese, riesce a trasportarci all’interno della sua storia. Ogni singolo elemento ha una funzione precisa, ben definita. Nessun personaggio, nessun luogo, nessuna azione è lì per caso. Ad oggi ritengo che non esista concorrenza per i mondi fantastici creati negli oltre 20 film sinora prodotti. I disegni, le tavole e i tratti usati in ogni produzione sono diventati ormai simbolo della storia dell’animazione. Il pregio maggiore delle opere dello Studio Ghibli è la capacità di trasformare gli spettatori nei bambini e nei giovani protagonisti delle proprie storie. Mai nessuno è stato, e francamente penso mai sarà, in grado di immergere con tale profondità lo spettatore in un film. Le storie che ci raccontano sono come coperte da cui si viene avvolti e da cui non usciremmo mai.

Studio Ghibli – Magia dell’Animazione

Un aspetto caratteristico del lavoro di Studio Ghibli è il protagonista, o meglio, La protagonista. È quasi sempre una bambina o una giovane ragazza la protagonista. Da Nausicaa a Kiki, da Mononoke a Chihiro, da Arrietty ad Anna. Tutte legate da una gigantesca forza interiore, che porta le protagoniste a trovare le energie e il coraggio per affrontare situazioni difficili, spesso estreme, ricordi drammatici e dolori mai sopiti.

Su tutte mi piace sempre ricordare quello che per me è il più bel film in assoluto, La città Incantata. Una delle più belle storie d’amore, forse la più bella, viste nel cinema di animazione. Simbolo delle eroine dello Studio Ghibli Chihiro, una bambina persa in un mondo fantastico in grado, grazie all’incontro con il giovane Haku, di trovare dentro di sé la forza per affrontare ogni difficoltà. Il legame tra i due, si sviluppa e cresce per tutto il film, elemento molto comune ad altre storie, come Laputa, Mononoke o Il castello errante di Howl. La caratterizzazione delle protagoniste in generale è una firma inconfondibile del lavoro.

Sono presenti elementi che ci danno una rappresentazione della realtà come dovrebbe essere, o come vorremmo che fosse :

-La fragilità che viene superata dalla forza d’animo.
-L’altruismo dei personaggi intorno alla protagonista, ad esempio la signora Osono in Kiki.
-Mondi in cui le difficoltà spesso estremizzate, come la giungla tossica di Nausicaa o il centro termale de La città incantata, vengono superate con la volontà.

Un lavoro che è specchio della frase, le favole non ci insegnano che i draghi esistono, ci insegnano che i draghi si possono sconfiggere.

Possiamo distinguere due filoni che caratterizzano i mondi di Studio Ghibli : quello orientale e quello occidentale.

Il primo si dedica a personaggi che vivono e si muovono in città o, più spesso, paesi di campagna giapponesi: I sospiri del mio cuore, La collina dei papaveri, il film biografico Si alza il Vento o Quando c’era Marnie. Ci troviamo in realtà tipiche, caratterizzate da usi e costumi locali, in cui emergono i temi distintivi della casa di animazione, i sogni che si alternano alla realtà o l’amore che cerca di farsi strada tra le difficoltà.

Rientra in questa categoria anche La Città Incantata, anche se l’ambientazione del film è principalmente fantastica, ci troviamo in una cittadina di campagna. Penso che, da occidentali, potremmo passare mesi, forse anni, a studiare storie e simbologie delle infinite maschere e dei personaggi presenti nel film; alcune scene come l’arrivo del traghetto al centro termale o la festa dopo l’uscita dello spirito del fiume ci propongono una varietà di personaggi senza pari.

Il secondo invece, il filone occidentale, ci parla di paesi e realtà più vicine alla nostra, del resto Miyazaki ha sempre avuto un debole per l’Europa, soprattutto per l’Italia, vedi Porco Rosso. Film come questo, come Kiki o Il Castello di Howl ci offrono una visione “Europea” dei luoghi in cui sono ambientate le storie, città e paesi in cui spiccano le tanto amate “macchine” del regista giapponese. Auto a vapore, strani fantastici macchinari e soprattutto, la sua più grande passione, gli aeroplani. Porco Rosso e Si Alza il vento in primis, Nausicaa, Laputa  e Howl a seguire. Un mondo di spettacolari velivoli, infinite interpretazioni di una passione mai celata allo spettatore. Il sogno del volo, forse il sogno più bello e più ambito nell’immaginario dell’essere umano, secondo Miyazaki. Dai piloti degli aeroplani sperimentali di Porco Rosso, all’ingegnere aeronautico Jirō Horikoshi in Si Alza il Vento, dalle fantastiche Aeronavi di Nausicaa e soprattutto Laputa ai velivoli per accompagnare in un volo di cortesia le dame della città reale di Howl. Lo studio di tecnologie simili ha grande rilevanza nel lavoro di Studio Ghibli. Bellissima l’introduzione di Laputa in cui, durante i titoli di testa, ci vengono presentati macchinari e velivoli di ogni genere.

Laputa - Titoli di testa

All’interno delle storie troviamo spesso e volentieri elementi e personaggi comuni che cementano ancor di più il legame tra lo spettatore e il film. Solo per citare alcuni esempi, ritroviamo la stessa tipologia di scoiattolo di Nausicaä della Valle del vento nel film seguente, Laputa – Castello nel cielo. Totoro fa apparizioni in Pom Poko, Kiki e I sospiri del mio cuore. I nerini del buio li ritroviamo ne La città incantata. Ne I Sospiri del mio cuore la marca dell’orologio della bottega è Porco Rosso, come il titolo del film di tre anni prima. Nello stesso film troviamo in camera di Shizuku un’immagine di una strega sulla scopa, Kiki. Addirittura da due dei personaggi de I Sospiri del mio cuore è stato creato un altro film completamente diverso, La ricompensa del gatto, che nemmeno era previsto dallo studio di animazione.

Se, come detto, magia è la prima parola associabile ai lavori dello studio giapponese, sicuramente la seconda è originalità. Storie sempre diverse, non c’e’ mai la sensazione di una ripetitività narrativa. I personaggi hanno caratteristiche proprie, tratti caratteriali ben definiti. Dalla fragilità di Chihiro alla durezza di Mononoke, osserviamo le diverse facce della personalità umana nei protagonisti di Studio Ghibli. Questa volta parliamo più in generale di protagonisti, perché  è anche giusto ricordare personaggi come Seita in Una tomba per le lucciole, Pazu in Laputa, ispirato al leggendario Conan protagonista dell’omonima serie tra le più belle di sempre,  Marco in Porco Rosso, Arren nei Racconti di Terramare o Jiro Horikoshi, l’ingegnere già citato di Si Alza il Vento. Perché i sogni, la fragilità e la forza d’animo sono comuni a tutti i personaggi, sono le caratteristiche in cui meglio riusciamo a identificarci da spettatori, sia bambini che adulti.

Nei lavori dello Studio Ghibli troviamo aspre critiche contro la società tutta. I mondi che ci vengono proposti portano il peso delle scellerate decisioni dell’uomo contro il pianeta in cui vive e contro sé stesso.

L’industrializzazione senza freni, la distruzione della natura, l’ingordigia e la violenza umana, sono solo alcuni dei temi che emergono nei film.

Si parte con Nausicaa e la giungla tossica, risultato di guerre e comportamenti sconsiderati da parte della razza umana.

In Laputa vediamo un villaggio di minatori in cui è tangibile il senso di povertà e di miseria in contrasto con lo sfarzo esibito dal cattivo di turno, Muska.

Nelle povere campagne di Totoro, le difficoltà dei problemi familiari fanno da sfondo alla dura vita di Satsuki, costretta dalle circostanze disagiate a diventare adulta troppo presto per occuparsi della sorella minore.

La critica alla guerra è prepotente ne Il Castello errante di Howl, Una tomba per le lucciole così come in Porco Rosso.

Assordante nel lavoro di Studio Ghibli l’urlo contro la scellerata distruzione dell’ambiente naturale a favore del cemento, dell’inquinamento e del mero profitto, Mononoke e Pom Poko ne sono il manifesto.

Tratto chiaramente comune a tutti i film è invece la violenza nei confronti dei protagonisti, spesso fisica a volte psicologica, a sottolineare forse l’incapacità da adulti di vedere i bisogni e le necessità dei nostri figli e l’assoluta cecità di fronte ai loro sogni. Forse non un caso che prima di intraprendere l’attività con lo Studio Ghibli, Hayao Miyazaki ci proponga il già citato Conan, una serie in cui sono presenti insieme tutti i temi che abbbiamo visto. Critica alla guerra e all’industrializzazione incontrollata, distruzione della natura, la povertà della realtà in cui vivono i personaggi, bambini che devono diventare adulti per sopravvivere, che cercano una fuga dall’orrore della realtà in cui si trovano e dalla violenza sconsiderata nei loro confronti da parte di adulti assetati di potere.

Ho voluto citare questa serie in precedenza, definendola come una delle più belle di sempre, perché credo rappresenti lo spirito e il manifesto di tutto il lavoro che c’e’ dietro lo Studio Ghibli. Conan è il punto zero del lavoro che per oltre trent’anni ci ha affascinati e coinvolti.

Un’ultima menzione, obbligatoria, va fatta per lo straordinario e inarrivabile lavoro di Joe Hisaishi, compositore delle musiche di quasi tutti i film di Studio Ghibli. L’alchimia che dà vita alla magia non può prescindere dal lavoro del fantastico pianista di Nagano. Quando ci sediamo a vedere un film, da Nausicaa a Si alza il vento, l’introduzione musicale che accompagna ogni incipit ci porta all’interno dello spettacolo e non ci lascia fino alla fine. Personalmente ritengo le musiche de Il Castello Errante di Howl una delle cose più belle mai sentite in un film di animazione. Quando parliamo di magia credo basti sedersi, chiudere gli occhi e ascoltare il pianoforte di Hisaishi nella colonna sonora del film per capire di cosa si tratti.

Joe Hisahishi - Il castello errante di Howl

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